mercoledì 10 agosto 2011

Reazioni alla Lettera di ADV

Dopo la lettera di Andrea Della Valle a noi tifosi, mi sento di dover fare un commentino. La lettera del patron mi è sembrata quanto di più simile alla missiva che un re può inviare ai propri sudditi. Minaccia il popolino di andarsene se non si fa come vuole lui. Il risultato? Una lunga serie di viola club prostrati al presidente al coro di "noi siamo i VERI tifosi", portando così al livello di tormentone estivo un'uscita del caro Andrea. A me non piace questo tipo di atteggiamento. Bisogna finirla coi ricatti. Firenze è della sua gente e non di un imprenditore. Alcuni potrebbero obiettare facendo i nomi di Pontello e Cecchi Gori, io dico loro che ogni squadra ha avuto la sua triste parentesi eppure nessuno se la fa sotto quanto questa categoria di fiorentini. Perchè a Firenze c'è una maledetta paura di tornare in C2, più forte ancora della voglia di vincere. Perchè se i DV se ne dovessero andare si tornerebbe a Gubbio e a Castel di Sangro. Dovremmo prendere esempio da squadre come il Toro che nonostante Cairo e un recente passato nebuloso, ha dei tifosi che possono camminare a testa alta. Io non ce l'ho col non-mercato viola. In fondo anche l'Inter pare smobilitare, il Milan non compra nessuno e la Roma in un modo o nell'altro trova sempre la magia per ricavare qualche milione di euro. Io ce l'ho con un certo atteggiamento provocatorio dei DV. Il trattamento riservato a Prandelli dopo il ritiro di un premio. Quello riservato ad Antognoni su FB. L'allontanamento di Buso dalla Primavera. Il mesto benservito a Frey, Santana e Donadel in onore del fair-play finanziario. Dopo che per mesi la società ha millantato un desiderio di giocatori attaccati alla maglia. Il mistero di giocatori spariti dal giro della prima squadra per cause che in molti conoscono ma nessuno dice apertamente. Masi e Romizi su tutti. Il caso Papa Waigo. Cattiva gestione di un vero uomo dal cuore d'oro. Trattato come l'ultima ruota del carro. Ogni anno in prestito, con l'aggravante di occupare il posto da extracomunitario. Ma mai un'occasione per lui in maglia viola pur non avendo mai sfigurato. E ancora prima, il modo di "dire" grazie a personaggi come Pazzini, con l'ormai trita e ritrita tattica di mettere in cattiva luce un giocatore per poi allontanarlo a furor di popolo. Perchè non ci va un genio a capire che, soprattutto in tempi di crisi, basta fare leva sui soldi che guadagna un calciatore per fartelo odiare. Come si sta facendo ora con Montolivo, come è stato fatto in passato con Melo, o con Toni. Non mi sono piaciute le tre righe di ringraziamento sul sito ufficiale a Dainelli, Jorgensen, Ufo e Kuz. In ultimo, rimprovero alla società di non ascoltare mai la città. Quest'estate eravamo tutti pronti a stappare lo spumante per il presunto addio di Sinisa e l'arrivo di Delio Rossi. Firenze ha preso ad ardere di passione nel giro di 48ore. Perchè non accontentare il tifoso? Sarebbe bastato quel gesto e ora tutti i tifosi sarebbero più tranquilli e sognatori.
Questa è la comunicazione che vorrei. Vorrei capire queste cose. Questo in linea generale è ciò che non mi piace dello stile Della Valle. Poi ognuno è libero di pensarla come vuole, ma tifoso VERO lo sono anch'io.

sabato 7 maggio 2011

Alpini a Torino

Ci sono gli alpini a Torino in questi giorni. Il raduno nazionale. Tutti qua. Principalmente si sono accampati e appostati in centro, ma la grande ondata verde si è spinta anche in periferia, sistemandosi quasi fino a fuori città. A ogni modo il grosso della fiesta è la zona del centro, via Po, le piazze, corso San Maurizio, e così via. Se ci aggiungiamo che da sotto la Mole partirà anche il giro d'Italia, è un attimo per capire che Torino è sotto scacco in questi giorni. Strade bloccate, strade chiuse, deviazioni, vigili, polizia, carabinieri, militari, camion, camionette, camper. Che poi senti sempre che gli alpini son simpatici, son forti, son pittoreschi... mah. Vi dico ciò che ho visto e ciò che non ho proprio compreso. Ho visto gli alpini invadere i bar e i luoghi pubblici che non si poteva andare da nessuna parte, riempire alcune strade fondamentali di bancarelle di gadget, sparare tutto il giorno la loro musica (di merda, se mi è consentito) a volumi da rave, andare in moto e motorino in due o tre persone senza casco, salire in venti sui cassonati, suonare le loro cazzo di vuvuzela nelle orecchie dei cittadini, fermare ogni specie di femmina incontrassero per strada con atteggiamenti più o meno volgari, urlare e cantare senza un attimo di pausa col pintone di vino in mano, guidare ubriachi. Ora, ciò che mi chiedo è: perchè non ci sono regole per loro? Perchè è tutto consentito? Perchè bloccare e modificare tutto per dare spazio a questa manifestazione che obiettivamente interessa solo a loro? C'è qualcosa che non mi quadra perchè queste penne verdi tra amici e parenti in tre giorni sono venuti in 500mila, allora com'è che quando si deve andare in trasferta a vedere la partita ci chiedono documento, Tdt, e poi mega scorta di polizia per duecento persone per attraversare tre isolati. Oppure i turisti inglesi. Non i tifosi. Quelli che semplicemente bevono la birra e cantano nei pub. Loro sono lo spauracchio degli italiani. Fanno casino, dicono. A me pare che bevano, ruttino e facciano apprezzamenti alla donna nostrana, come gli alpini, nè più nè meno.
Ma forse non ho capito niente io, perchè io non leggo i giornali e non guardo i tg. Forse io non ne ero al corrente ma c'erano tre giorni di liberalizzazione totale. Una sorta di Bergolo del 2011. Prove di anarchia autorizzata. Torino come Amsterdam.
...Evviva i simpatici alpini!
Mi son Alpin! me pias el vin! tengo l'innamorata in fondo al quartier!
Vicino al quartier/vicino alla caserma/tengo una bella serva per fare all'amore!

E oggi via senza casco, accorrete numerosi che tutti insieme si molesta la quiete, si fa all'amore, si beve da paura e si piscia sui muri. Occhio però, solo italiani. E non tifosi di calcio. Se poi siete dello United, che non vi passi nemmeno l'idea per la testa.

sabato 22 gennaio 2011

Amarcord

Ho scovato in rete questi 12 minuti da pelle d'oca e da subito ringrazio chi ha condiviso questo video. Anche questo è un calcio che è scomparso. Fatto di uomini che si affezionano a una città, a un colore, a dei tifosi. Correva l'anno in cui Manuel Rui Costa fu letteralmente costretto a cambiare aria dal proprietario del suo cartellino. Vittorio combinaguai, con tanta passione ma anche tanta ingenuità, ce lo portò via e questo fu il saluto del Franchi ad un signore. Erano gli stessi anni in cui Bobo Vieri fu uno dei primi a cambiare colori sociali come fossero paia di mutande. Infatti dopo di lui la scia di mercenari si fece sempre più consistente fino ad arrivare ai giorni nostri. Ai giorni in cui allo stadio la gente non ci va più perchè ha finalmente capito che nel calcio non c'è spazio per i sentimenti, che non ha senso affezionarsi ad un campione. Ai giorni in cui la Fiorentina è fatta di calciatori che non rinnovano perchè sognano un team più prestigioso o 100mila euro di aumento annuo. Il numero dieci viola, reso celebre dal ragazzo che giocava guardando le stelle, qualche anno dopo se lo ritrovò sulle spalle Manuel cuore d'oro Rui Costa, in lacrime perchè non voleva lasciare Firenze. E questo fu il saluto dei tifosi viola, emozionati quanto lui.
 

giovedì 25 novembre 2010

Soffici e randagi

Il mio nuovo romanzo.

Un “giallo” in piena regola ma dalle caratteristiche assolutamente imprevedibili, un’appassionante caccia al “colpevole” che si snoda, fra continui colpi di scena, attraverso il mondo degli ultras del calcio, dello show business televisivo e dei fanatici dello “sballo” totale. Dal delirio dei rave party al tifo scatenato della curva Maratona, dalle aule scolastiche agli equivoci allettamenti dei marciapiedi notturni, da un tipo di “cucina” alquanto irregolare al più tenero e delicato desiderio di una donna: quello di diventare madre.

Una folla di bizzarri personaggi ritratti con vivida ironia e umana partecipazione, senza indulgenze né falsi moralismi, si muove in una Torino inedita, sfondo ideale di un intreccio avventuroso dal ritmo incalzante che ruota intorno allo scioglimento di un difficile enigma: chi sarà il padre della nuova “farfalla granata”?

Gianluca Bellassai
Soffici e randagi, Neos edizioni
ISBN: 9788895899510



venerdì 19 novembre 2010

Diamanda Galas su Yoko Ono e Beatles

Riporto una dichiarazione di Diamanda Galas, cantante e artista un po' fuori dalle righe.
Le domandano chi l'abbia influenzata negli anni.
Risposta:
"Di sicuro non Yoko Ono. Quando si parla di vocalità creativa, spunta sempre lei. E lei sostiene di aver insegnato tutto a tutte noi, me compresa. Quella puttana... Chi è Yoko Ono? Non staremmo nemmeno a parlarne se non si fosse sposata con John Lennon. E chi era John Lennon? Il cantante dei Beatles, vale a dire un gruppo pop del cazzo. Io nei sessanta c'ero, e ascoltavo le Supremes, mica i Beatles."

venerdì 22 ottobre 2010

Torino fc in Red Bull

Per chi non lo sapesse, pare che la Red Bull sia interessata all’acquisto del Torino calcio. I tifosi granata fremono di gioia. Gioia comprensibile, dopo aver sopportato negli ultimi anni gente come Aghemo, Cimminelli e Cairo. Un colosso come quello austriaco farebbe sognare chiunque. Anche stando a guardare i risultati ottenuti dopo aver acquisito il Salisburgo. 3 scudetti in 5 anni, grandi nomi e grandi allenatori.
Però attenti amici granata, perché la Red Bull è specializzata in occultamento di identità. L’Energy Drink vi mette le ali, ma in cambio bisogna dargli il proprio nome, la propria storia, il proprio passato, i propri colori. Vedere per credere ciò che è accaduto al sopracitato Salisburgo. Senza entrare troppo nel particolare mi limito a dirvi che adesso si chiama Red Bull Salzburg.
Ora, le maglie da granata diventerebbero bianco e rosse. E di conseguenza ci sarebbe da cambiare pure i cori allo stadio (“biancorossi alè”, come il Bari e il Vicenza). Il Toro diventerebbe qualcosa come Red Bull Torino, e scordiamoci di abbreviarlo in “Toro”. Perché con gli anni sicuramente diventerà la Red Bull. E a dirla tutta, UNA delle squadre Red Bull in un immenso franchising. Perché nella scuderia ci sono anche i New York Red Bull, i Red Bull Leipzig. Tutti con la stessa identica maglietta!
È la nuova frontiera del business? Il calcio come il basket? Con tanti Armani Jeans, Lottomatica e Benetton? Che tristezza, l’imprenditoria si appropria del nostro giocattolo. Quello che una volta era il giocattolo del popolo, della classe operaia.
Ho sentito un fracco di gente essere entusiasta dell’arrivo degli austriaci. Certo, fortuna vuole che il simbolo della RB siano due tori, pensa fossero state due zebre… Scherzi a parte, cambiare nome non è bello. Ricordo gli anni in cui la Fiorentina divenne Florentia Viola. È dura e umiliante non essere più se stessi.
E dimenticatevi anche il vecchio Fila, perché quelli lo buttano giù e ci fanno un Energy fuckin’store.

lunedì 18 ottobre 2010

Cambio della guardia?

Ultimi in classifica. Era una vita che non accadeva. Dall’annata della B. Campionato 2001-2002 con Vittorio alla presidenza e in panchina l’allenatore senza patentino Roberto Mancini. Quest’anno alla guida tecnica c’è il suo amichetto Sinisa Mihajlovic. Dicono largo ai giovani. Ma nel calcio no. Il calcio è roba per vecchi. Sono i vecchi maestri quelli che sanno guidare una squadra per bene. Sono i saggi cinquanta/sessantenni coloro che sanno cosa significano le parole moduli, schemi, adattabilità. In Italia non sono certo allenatori come Sinisa, o Leonardo, o Ciro Ferrara che ti portano in Champion’s League. Il nostro tecnico avrebbe dovuto fare la sua bella trafila invece di avere la presunzione di allenare una società come la Fiorentina dopo un esonero a Bologna e mezza stagione discreta a Catania.
Anche perché dopo tanti anni di carriera, oltre ad assimilare i suddetti concetti di moduli, schemi, adattabilità, un ct impara anche a fare una preparazione atletica degna di questo nome. Di modo da non avere tre quarti di squadra infortunata già a metà ottobre. E poi con l’esperienza, una persona impara a relazionarsi, senza stare a fare la tigre di Arkan con quattro sbarbatelli dalla flemma innata. Perchè tanto non serve a niente. Pretendere grinta da gente come Montolivo o Felipe è come pretendere che Paris Hilton giochi una partita nelle fila degli All Blacks.
Ma non voglio colpevolizzarlo eccessivamente. Perché in fondo il problema sta a monte. Già, perché è stata la società a scegliere Mihajlovic. Per risparmiare sull’ingaggio dell’allenatore ci si è liberati di Prandelli che guadagnava troppo e si è preso un giovane dalle ristrette pretese economiche. È ben chiaro ormai che i fratelli Della Valle si stiano disinteressando e distaccando dalla squadra, da quando hanno capito che non esiste alcuna possibilità di realizzare la Cittadella.
Però una grande fetta di responsabilità è anche di Corvino. La società non investe come i primi anni, è vero. Ma qualche euro l’ha comunque stanziato. E se il ds ha scelto di investirli con acquisti del calibro di Felipe, Bolatti, Cerci, Boruc allora significa che è meglio per lui cambiare mestiere. Perché se a me danno dieci euro per fare la spesa, certo non riempio il frigo, ma almeno qualcosa di buono lo compro comunque, non vado a spenderli tutti per uova scadute o banane annerite.
Quindi che fare? Bisogna che la società faccia la società, che il presidente diventi presidente, che l’allenatore impari ad allenare e il ds a comprare. Tanto varrebbe cambiare tutto che forse si fa prima e si torna a vincere. Perlomeno al Franchi. Perché tanto noi non si vince mai ‘na sega a priori allora meglio i vecchi tempi quando almeno non si facevano certe figuracce e venire a Firenze era una rogna per tutti e almeno a casa nostra ci si divertiva una domenica sì e una no.