giovedì 29 gennaio 2009

Subcomandante Pinos

Sono l’esatto contrario di un giornalista. Nel senso che non sto mai sul pezzo. Ho scoperto gli L.A.Guns nel 2006, i Soprano con sette anni di differita, e ho letto il Codice Da Vinci un anno dopo che tutti l’avevano già finito.
Così ieri, in ritardo di otto mesi, ho visto un bel filmatino su You Tube di uno dei miei idoli indiscussi: il Che Guevara italiano, il subcomandante di Rock Tv, l’Ozzy Osbourne dello stivale… ovvero: Pino Scotto.
Nel filmato si vede lo Scotto incazzato come una iena contro Nicola Savino di Radio Deejay. Ok, è una reazione un attimino esagerata, però ben gli sta al “Gavino”. Costui è veramente migliore del subcomandante? Io non lo so e ognuno si dia la risposta che preferisce.
Pino Scotto è il diamante grezzo che dà voce ai nostri istinti animaleschi. Un Beppe Grillo meno erudito. Che questa volta se l’è presa con un uomo che attraverso un potente canale lo ha deriso. E perché? Perché è meno colto e dice un sacco di parolacce. Dunque inferiore. Come la storia di Giusy Ferreri che faceva la cassiera e allora giù a prenderla per i fondelli. Che poi non fa nemmeno ridere ‘sta cosa.
Vi è venuta l’acquolina in bocca lo so. E allora… roll the clip! And don’t touch my pino.

Vagabondo che non sono altro

Chiedo scusa a tutti ma ho traslocato. Qui si sta meglio. Ed è tutto in italiano! Cosa non da poco per un Fratello Italiano. Spero sia un intoppo da niente. Riprendiamo da dove ci siamo lasciati. Mi spiace ma non ho potuto importare i vostri precedenti commenti. A presto.

Stai al tuo posto che io sto al mio

Voglio cominciare così, da vero italiano medio. Inizio dal calcio e dalla mia passione viola. Ieri sera in Juventus-Fiorentina ho capito che per noi poveri ribelli la Champions sarà impresa ardua. Perché i più forti, anzi i più potenti, stanno e devono rimanere in alto. Perché Fiorentina, Palermo, Genoa, Napoli e tutta quella congrega di cospiratori anarco-insurrezionalisti deve capire che non è proprio fattibile infrangere l’ordine delle cose. Così recitava Volontè: “A noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!”.E il calcio è sempre lo specchio della vita.