giovedì 25 novembre 2010

Soffici e randagi

Il mio nuovo romanzo.

Un “giallo” in piena regola ma dalle caratteristiche assolutamente imprevedibili, un’appassionante caccia al “colpevole” che si snoda, fra continui colpi di scena, attraverso il mondo degli ultras del calcio, dello show business televisivo e dei fanatici dello “sballo” totale. Dal delirio dei rave party al tifo scatenato della curva Maratona, dalle aule scolastiche agli equivoci allettamenti dei marciapiedi notturni, da un tipo di “cucina” alquanto irregolare al più tenero e delicato desiderio di una donna: quello di diventare madre.

Una folla di bizzarri personaggi ritratti con vivida ironia e umana partecipazione, senza indulgenze né falsi moralismi, si muove in una Torino inedita, sfondo ideale di un intreccio avventuroso dal ritmo incalzante che ruota intorno allo scioglimento di un difficile enigma: chi sarà il padre della nuova “farfalla granata”?

Gianluca Bellassai
Soffici e randagi, Neos edizioni
ISBN: 9788895899510



venerdì 19 novembre 2010

Diamanda Galas su Yoko Ono e Beatles

Riporto una dichiarazione di Diamanda Galas, cantante e artista un po' fuori dalle righe.
Le domandano chi l'abbia influenzata negli anni.
Risposta:
"Di sicuro non Yoko Ono. Quando si parla di vocalità creativa, spunta sempre lei. E lei sostiene di aver insegnato tutto a tutte noi, me compresa. Quella puttana... Chi è Yoko Ono? Non staremmo nemmeno a parlarne se non si fosse sposata con John Lennon. E chi era John Lennon? Il cantante dei Beatles, vale a dire un gruppo pop del cazzo. Io nei sessanta c'ero, e ascoltavo le Supremes, mica i Beatles."

venerdì 22 ottobre 2010

Torino fc in Red Bull

Per chi non lo sapesse, pare che la Red Bull sia interessata all’acquisto del Torino calcio. I tifosi granata fremono di gioia. Gioia comprensibile, dopo aver sopportato negli ultimi anni gente come Aghemo, Cimminelli e Cairo. Un colosso come quello austriaco farebbe sognare chiunque. Anche stando a guardare i risultati ottenuti dopo aver acquisito il Salisburgo. 3 scudetti in 5 anni, grandi nomi e grandi allenatori.
Però attenti amici granata, perché la Red Bull è specializzata in occultamento di identità. L’Energy Drink vi mette le ali, ma in cambio bisogna dargli il proprio nome, la propria storia, il proprio passato, i propri colori. Vedere per credere ciò che è accaduto al sopracitato Salisburgo. Senza entrare troppo nel particolare mi limito a dirvi che adesso si chiama Red Bull Salzburg.
Ora, le maglie da granata diventerebbero bianco e rosse. E di conseguenza ci sarebbe da cambiare pure i cori allo stadio (“biancorossi alè”, come il Bari e il Vicenza). Il Toro diventerebbe qualcosa come Red Bull Torino, e scordiamoci di abbreviarlo in “Toro”. Perché con gli anni sicuramente diventerà la Red Bull. E a dirla tutta, UNA delle squadre Red Bull in un immenso franchising. Perché nella scuderia ci sono anche i New York Red Bull, i Red Bull Leipzig. Tutti con la stessa identica maglietta!
È la nuova frontiera del business? Il calcio come il basket? Con tanti Armani Jeans, Lottomatica e Benetton? Che tristezza, l’imprenditoria si appropria del nostro giocattolo. Quello che una volta era il giocattolo del popolo, della classe operaia.
Ho sentito un fracco di gente essere entusiasta dell’arrivo degli austriaci. Certo, fortuna vuole che il simbolo della RB siano due tori, pensa fossero state due zebre… Scherzi a parte, cambiare nome non è bello. Ricordo gli anni in cui la Fiorentina divenne Florentia Viola. È dura e umiliante non essere più se stessi.
E dimenticatevi anche il vecchio Fila, perché quelli lo buttano giù e ci fanno un Energy fuckin’store.

lunedì 18 ottobre 2010

Cambio della guardia?

Ultimi in classifica. Era una vita che non accadeva. Dall’annata della B. Campionato 2001-2002 con Vittorio alla presidenza e in panchina l’allenatore senza patentino Roberto Mancini. Quest’anno alla guida tecnica c’è il suo amichetto Sinisa Mihajlovic. Dicono largo ai giovani. Ma nel calcio no. Il calcio è roba per vecchi. Sono i vecchi maestri quelli che sanno guidare una squadra per bene. Sono i saggi cinquanta/sessantenni coloro che sanno cosa significano le parole moduli, schemi, adattabilità. In Italia non sono certo allenatori come Sinisa, o Leonardo, o Ciro Ferrara che ti portano in Champion’s League. Il nostro tecnico avrebbe dovuto fare la sua bella trafila invece di avere la presunzione di allenare una società come la Fiorentina dopo un esonero a Bologna e mezza stagione discreta a Catania.
Anche perché dopo tanti anni di carriera, oltre ad assimilare i suddetti concetti di moduli, schemi, adattabilità, un ct impara anche a fare una preparazione atletica degna di questo nome. Di modo da non avere tre quarti di squadra infortunata già a metà ottobre. E poi con l’esperienza, una persona impara a relazionarsi, senza stare a fare la tigre di Arkan con quattro sbarbatelli dalla flemma innata. Perchè tanto non serve a niente. Pretendere grinta da gente come Montolivo o Felipe è come pretendere che Paris Hilton giochi una partita nelle fila degli All Blacks.
Ma non voglio colpevolizzarlo eccessivamente. Perché in fondo il problema sta a monte. Già, perché è stata la società a scegliere Mihajlovic. Per risparmiare sull’ingaggio dell’allenatore ci si è liberati di Prandelli che guadagnava troppo e si è preso un giovane dalle ristrette pretese economiche. È ben chiaro ormai che i fratelli Della Valle si stiano disinteressando e distaccando dalla squadra, da quando hanno capito che non esiste alcuna possibilità di realizzare la Cittadella.
Però una grande fetta di responsabilità è anche di Corvino. La società non investe come i primi anni, è vero. Ma qualche euro l’ha comunque stanziato. E se il ds ha scelto di investirli con acquisti del calibro di Felipe, Bolatti, Cerci, Boruc allora significa che è meglio per lui cambiare mestiere. Perché se a me danno dieci euro per fare la spesa, certo non riempio il frigo, ma almeno qualcosa di buono lo compro comunque, non vado a spenderli tutti per uova scadute o banane annerite.
Quindi che fare? Bisogna che la società faccia la società, che il presidente diventi presidente, che l’allenatore impari ad allenare e il ds a comprare. Tanto varrebbe cambiare tutto che forse si fa prima e si torna a vincere. Perlomeno al Franchi. Perché tanto noi non si vince mai ‘na sega a priori allora meglio i vecchi tempi quando almeno non si facevano certe figuracce e venire a Firenze era una rogna per tutti e almeno a casa nostra ci si divertiva una domenica sì e una no.

giovedì 14 ottobre 2010

Ivan Bogdanov - la tigre di Zena

La cosa che ha fatto più pena della partita Italia-Serbia non è stata la cattiveria di Ivan Bogdanov nè la focosità dei serbi. Le vere cagate sono tre:
1) Mazzocchi che commenta e spettacolarizza l'accaduto manco fosse una partita in corso. Esaltatissimo quando grida: "Ecco che entra la poliziaaa! Attenzione, attenzioneee! Lo stadio applaude gli uomini in divisa!!"
2) il fatto che Ivan sia diventato una star e tra un mese lo vedremo a Matrix o a Porta a porta
3) Stankovic & Co. che fanno i simboli nazionalisti (a Di Canio tra un po'lo fucilavano e adesso si finge di non avere inteso).
Infine alcune considerazioni. Giusto punire l'italia. Nella partita dell'Heysel, la responsabilità venne affibbiata al Belgio paese in cui si giocò quella partita. Nel caso di martedì se tanto mi da tanto la responsabilità è italiana. Anche se non so come Maroni possa aver detto "Si è sfiorato un Heysel 2"!!! Che c'entrano l'uno con l'altro?!
In ultima analisi, io non identificherei quei serbi come ultras. Ho visto una serie di documentari chiamati "Curve infuocate". Guardate quello riguardante l'Inghilterra ed immediatamente dopo quello sui tifosi di Stella Rossa e Partizan. Trovate le differenze.

lunedì 4 ottobre 2010

La prima cosa bella - Paolo Virzì

La prima cosa bella è stato candidato come miglior film straniero all'Oscar 2011. La mia recensione su questo film è: “una stellina”. Alcune riviste traducono questo punteggio come “inguardabile”, altre come “pessimo”, altri critici più informali nella legenda indicano “meglio una pizza con gli amici”. Dopo l’ottimo Gomorra, è difficile credere che il film italiano più meritevole sia codesto (anche se non bisogna pretendere mai troppo da un premio, l’Oscar, che nel 1990 ha consegnato sette statuette a Balla coi lupi).
In breve, la storia è la seguente: una madre malata (Stefania Sandrelli) sta per andare all’altro mondo e viene circondata dai suoi cari negli ultimi gironi che le restano. E già ci si potrebbe fermare qui a discutere sulla semplicità di una trama trita e ritrita, che chiunque abbia un minimo di conoscenze di sceneggiature sa che il genitore malato, morente o morto è il primo e più facile espediente per riunire una famiglia separata da tempo.
Il regista Paolo Virzì, che io personalmente ho sempre stimato, ci conduce quindi in un viaggio temporale fatto di lunghi flashback attraverso gli occhi dei due figli interpretati da Valerio Mastrandrea e Claudia Pandolfi. Quel che ne esce fuori è un film di una noia pazzesca, e di una tristezza degna del neorealismo italiano, senza però la veridicità della prova attoriale simbolo di quel cinema. Infatti per tre quarti di film uno non vede l’ora che la vecchia schiatti così da poter tornarsene a casa a portare fuori il cane, o a giocare a Pro Evolution.
Se i film di Virzì in passato si erano fatti notare proprio per l’autenticità della recitazione (mi vengono in mente i toscanacci di Ovosodo o i siciliani di My name is Tanino) in La prima cosa bella i romanissimi Mastrandrea, Ramazzotti e Pandolfi, si prodigano in una pessima prova di livornese applicato. I dialoghi sono tutto un “Oh bellino tu sei”, “Suvvia piccina”, “Fallo a modino”, eccetera eccetera. Quando il vero abitante di Livorno è assai meno docile nei modi, anzi, il toscano in generale è ben noto per il suo smoccolare e smadonnare a iosa. Con questo non voglio dire che il film avrebbe dovuto essere blasfemo, però risulta come se i personaggi fossero avvolti da un’aura docile che del mero e simpatico grezzume livornese ha ben poco.
Da non tralasciare è la colonna sonora che fa da sfondo al tutto. Malika Ayane (solita cantante italiana che fa la solita musica italiana che parla dei soliti amori italiani) canta un brano che ha lo stesso titolo della pellicola. Si tratta di una reinterpretazione di una vecchia canzone di Nicola di Bari e Mogol. Un accenno al testo, poi ognuno pensi quel che vuole: “La senti questa voce/chi canta e` il mio cuore/amore amore amore”...
E comunque, tornando a Virzì, a sostegno di ogni mia tesi rimane sempre il punto numero uno: questo film è pallosissimo. Ma se alla fine dei conti La prima cosa bella dovesse veramente diventare l’erede de La vita è bella di Benigni e riuscire là dove Gomorra non è riuscito, ciò sarà l’ennesima riprova di quanto il nostra cinema faccia pena.

mercoledì 29 settembre 2010

Festa del Pd Torino

Una settimana fa si è conclusa la Festa del Pd a Torino. E per fortuna aggiungo io, perché è stato finalmente riaperto il Viale I maggio e a me non tocca fare il giro fino a Piazza Vittorio per arrivare a lavoro. Ovviamente sto parlando della parte che ha riguardato i Giardini Reali e non di tutto il pacchetto. Quella che è appena finita è stata una kermesse lontana anni luce dalla buona vecchia Festa dell’Unità. Principalmente perché abbiamo assistito a giornate di festa mondane e ospitate illustri che a me hanno ricordato parecchio tutt’altro genere di manifestazioni. Mi viene in mente un esempio su tutti: la festa del cinema di Roma. Grandi nomi e grande sperpero di denaro per un fine, la mitizzazione del cinema blockbuster e dello star system, che niente ha a che fare con la parola “arte”. E la Festa del Pd mi ha riportato al medesimo modo di intendere le manifestazioni in generale. Uno sfoggio di nomi, di avanspettacolo… e di stand culinari ad alto prezzo. Ricordo le Feste dell’Unità al Parco Ruffini dove c’erano gruppi emergenti a fare musica, e costolette a poco prezzo. Ma soprattutto, al Ruffini, non c’era mai nessuno. Calca e Festa dell’Unità erano un ossimoro. Si potevano ascoltare valide band, girare per le bancarelle e cenare con poche lire.

Eppure il brutto è anche altro. È l’esercito dei volontari. Perché dei volontari alla Festa del Pd? Non sarebbe stato meglio risparmiare sul cachet di Paolo Rossi, o dell’accoppiata Dalla-De Gregori, e pagare dei comunissimi lavoratori per smontare e rimontare gli stand? Giusto ieri ho visto un’affissione dello stesso schieramento politico che recitava qualcosa tipo “Non ne possiamo più della disoccupazione”. Ci sarà sotto la storia che sono persone che lo fanno per amore del partito, però credo sarebbe stata un’ottima cosa invece dare tre settimane di stipendio ad un povero cristiano (o anche musulmano perché no…), togliendo qualche euro ad uno sfarzo che niente ha a che fare con un certo tipo di mentalità. Oh, poi magari succede che mi vengono a correggere. Poi magari succede che mi dicono che Dalla, De Gregori e Paolo Rossi hanno presenziato a titolo gratuito. O che i volontari in realtà erano stipendiati in nero. E allora sì, sarò pronto a rimangiarmi ogni cosa e a fare una settimana da stagista alla prossima Festa carico di spirito bolscevico made in Ruffini.

giovedì 23 settembre 2010

Rettifica

Devo fare una piccola precisazione riguardo al mio post “Premio letterario via Po”. Sono stato redarguito da uno dei tre autori citati e devo correggermi. Ho scambiato qualche mail con Alessandro Defilippi ed ho scoperto che, oltre a non essere parente di Maria, è una brava persona nonchè uno scrittore che, come me, si batte e suda per far arrivare i propri romanzi alla gente. Dunque non è un uomo nato con la camicia come poteva intendersi dalle mie righe. Il mio animo sovversivo quindi per questa volta si prostra e si rimangia il seme del dubbio.

sabato 18 settembre 2010

Cinquant'anni di Maradona

Diego Armando Maradona deve circa 35 milioni euro al fisco. L'ultima volta che è passato dalle nostre parti la finanza gli ha confiscato il famoso orecchino. Adesso el Pibe de Oro vuole fare una mega festa a Napoli davanti al popolo partenopeo che mai lo ha dimenticato. Il fatto è che se Diego verrà in Italia, non appena l'aereo sarà atterrato, ad aspettarlo ci saranno le fiamme gialle a sfiammargli il... I napoletani lo chiamano a gran voce, sostenendo sempre e comunque la sua onestà. Mi piacerebbe fare una proposta. Un bell'armistizio. Facciamo venire Maradona in Italia. Portiamolo a Napoli. E che tutti si divertano (d'altronde queste sono le cose belle del calcio). Però Dieguito, in cambio di una cosa: un bel discorso allo Stadio San Paolo a sostegno di Roberto Saviano, contro tutte le camorre e tutte le mafie. Sai che faccia i napoletani... Un discorso simile che esce dalla bocca del Re dei Re. Dubito sia una cosa ipotizzabile per almeno un miliardo di motivi, ma il solo pensiero è quantomeno benefico.

mercoledì 8 settembre 2010

Premio letterario Via Po

Non per fare la parte dello scrittore che si lamenta di continuo contro il sistema, però cazzo, questa fa girare le palle come un mulino a vento. Qualche mese addietro il mio editore mi comunica di avere iscritto il mio romanzo al concorso via Po, ...copio e incollo: "organizzato dall'Associazione Culturale Torino in collaborazione conl'Associazione Amici dell'Università di Torino e realizzzato grazie al prezioso contributo degli Eredi Peradotto". In pratica un concorso non male, vinto in passato da nomi che poi sarebbero diventati illustri, e con 5 gambe di primo premio che non guastano. Bene, per farla breve, escono fuori pochi giorni fa i nomi dei tre finalisti: Alessandro Defilippi (psicoanalista già sceneggiatore di Faenza; non è parente di Maria, almeno voglio sperare...), Massimo Gramellini (vicedirettore de La Stampa), ed infine Alain Elkann (che non ha bisogno di presentazioni). La Repubblica delle Banane non smette mai di stupirmi. Il mio libro e quello di altre decine di poveri stronzi, non è riuscito ad arrivare sul podio. Ma sarà una bella gara. Si scanneranno fino all'ultimo i tre letterati. E ne resterà solo uno. Chi dei tre porterà a casa l'assegno da cinquemila euro?

lunedì 12 luglio 2010

giovedì 20 maggio 2010

Soffici e randagi


E' disponibile il mio nuovo romanzo Soffici e randagi.

Un “giallo” in piena regola ma dalle caratteristiche assolutamente imprevedibili, un’appassionante caccia al “colpevole” che si snoda, fra continui colpi di scena, attraverso il mondo degli ultras del calcio, dello show business televisivo e dei fanatici dello “sballo” totale. Dal delirio dei rave party al tifo scatenato della curva Maratona, dalle aule scolastiche agli equivoci allettamenti dei marciapiedi notturni, da un tipo di “cucina” alquanto irregolare al più tenero e delicato desiderio di una donna: quello di diventare madre.
Una folla di bizzarri personaggi ritratti con vivida ironia e umana partecipazione, senza indulgenze né falsi moralismi, si muove in una Torino inedita, sfondo ideale di un intreccio avventuroso dal ritmo incalzante che ruota intorno allo scioglimento di un difficile enigma: chi sarà il padre della nuova “farfalla granata”?

Gianluca Bellassai
Soffici e randagi, Neos edizioni
ISBN: 9788895899510

Ordinabile in qualsiasi libreria.
Su internet lo trovate qui: http://www.neosedizioni.it/default.asp
oppure qui: http://www.interlibri.it/


lunedì 18 gennaio 2010

'Uomini che odiano le donne' di Stieg Larsson - Taglio netto

Sono tornato. Sono tornato solo perchè anche io ho finalmento letto Uomini che odiano le donne. E non potevo non dire la mia. Sicuramente è un bel libro, che da un certo punto in poi ti prende in maniera viscerale e non riesci più a chiudere. Uno di quei thriller che non ti fanno chiudere occhio, che ti fanno dire ancora una pagina e poi dormo, che se ci sono dei presenti ti fanno parlare a monosillabi perchè non c'è tempo da perdere e bisogna vedere come va a finire.
Però... Questo romanzo ha un unico enorme difetto. Pedante, pignolo, infinitamente dettagliato in certi punti. Stieg si perde in descrizioni di camere e oggetti lunghe due pagine l'una come in uno scritto d'altri tempi. Diciamo che scorre bene da pagina 250 in poi. Per i pochi che ancora non avessero letto Uomini, per risparmiarvi inutili particolari, vi consiglierei di iniziare da pagina 250 circa. Ciò che avete saltato ve lo riassumo io in quattro righe. "Un giornalista condannato per diffamazione viene ingaggiato da un ricco uomo per indagare sulla morte della nipote avvenuta molti anni prima. In parallelo viene raccontata la storia di una giovane hacker tanto geniale quanto problematica". Bene, potete cominciare, da ora in poi il romanzone fila via veloce veloce.