Nei primi ’90 trascorrevo le vacanze estive in Romagna. Un po’qua e un po’là ma sempre in Romagna. Per tutti i ’90 a dire il vero. A 17-18 anni iniziavo attivamente la vita da pub. E qui capitava spesso di parlare coi titolari. Titolari di pub strapieni, con la gente che ad agosto balla sui tavoli, aperti fino alle tre, con quattro buttafuori a sera e sette camerieri minimo. Beh quando parlavi con sti cazzo di titolari di com’è come non è, della stagione, del casino di ogni sera, loro concludevano sempre così: “Sì ma non è più come una volta, negli anni ’80 sì che si facevano i soldi”. Questa frase me la diceva sempre uno che si chiamava Natale. Ancora lo ricordo. Disperato perché guadagnava solo tremila euro a sera anziché quattromila.
Poi nel 2002 venne l’Euro e loro presero a lamentarsi con più insistenza. L’Euro ci ha rovinati, rivogliamo la Lira, la gente non arriva a fine mese. Ed io, venticinquenne sbandato, universitario squattrinato, lettore contaminato, insurrezionalista non armato, li ascoltavo ‘sti sfigati. Li ascoltavo parlare di quanto fosse dura avere un pub e guadagnare solo quattromila euro al mese.
E poi la Crisi. Ora sì che guadagnano poco. Perché la gente non ha voglia di ballare sui tavoli, di fare le tre, e non ha i soldi per ubriacarsi in birreria. Preferisce fare il carico al supermercato e bere a casa con gli amici. Proprio come hanno sempre fatto quei morti di fame dei filippini e dei marocchini.
Ben gli sta. Perché sin dai tempi di scuola dovevamo averlo capito: non lamentarsi del prof attuale perché quello che prenderà il suo posto sarà molto peggio.
E quindi… Solo per Natale e per tutti quelli come lui: que viva la depresiòn.
lunedì 13 aprile 2009
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